giovedì 26 aprile 2012

Anche per chi mette la prima col tallone

Sappiamo tutti che in moto si indossano gli stivali (vero?), ma se faccio solo 5 km per andare all'aperitivo? Vado con gli stivali? Sì, se gli stivali fossero abbastanza fashion e comodi per essere indossati tutta la sera e si intonassero con il mio abbigliamento. Ma se per esempio, fosse Agosto e io mi trovassi in centro alla metropoli o vicino alla spiaggia? Il fattore sicurezza impone di indossare calzature adatte alla guida in moto, il fattore buon gusto prega di evitare la soluzione più comoda se violentemente antiestetica.


Qui sopra potete osservare un discutibile salvascarpa OJ. Caso vuole che il povero OJ sia il miglior modello di salvascarpa in commercio: copre bene tutta la parte anteriore della scarpa, la cinghietta di sicurezza è elastica e presenta anche un inserto rifrangente. Non si poteva proprio fare di meglio. Ma ciò non lo salva dall'essere out, inoltre non apporta un rilevante plus in termini di sicurezza rispetto a delle normali calzature.


Mentre le Puma Testastretta sono delle vere scarpe tecniche travestite da sneakers. Disponibili in diversi colori, sia alte che basse. Ovviamente consiglio quelle alte perché proteggono anche la caviglia. La suola è uguale a quella, peraltro ottima, degli stivali da moto Puma e il fitting è spettacolare e introvabile in altre scarpe per motociclisti. Non proteggono quanto degli stivali racing, ma presentano sliders e protezioni per tallone, caviglia e pianta del piede in materie plastiche e alluminio. Perfette per l'uso urbano e l'aperitivo.


Il motoaperitivista dice: salvascarpa no, scarpa tecnica fashion sì. Ci vediamo in strada o al bar.

mercoledì 25 aprile 2012

Due dita sulla leva e due per dire ciao

Un post sul saluto motociclistico tra riders che si incrociano per strada è importante? Sì, perché lo è il gesto. Il motoaperitivista non è un fighetto che sfreccia in città noncurante del traffico o che taglia ogni curva sui passi di montagna mettendo in pericolo sè stesso e gli altri. Quello, per l'appunto, è un fighetto. Il motoaperitivista è un rider serio e a modo, a volte manico altre fermone, ma non perché ci tiene al proprio aspetto, anche motociclistico, significa che debba essere snob.


Tutt'altro, il motoaperitivismo è una filosofia motociclistica sempre pronta ad accogliere nuovi adepti. Così magari le aziende si decideranno a mettere in commercio più prodotti fashion oltre che tecnici. Ma dicevamo: il saluto. Ne esistono diversi tipi, alcuni sono cenni specifici per indicare che si è in riserva o ci si vuole fermare, ma anche per segnalare una buca oppure ostacoli sulla strada.


Di solito ci si saluta quando ci si incrocia mostrando la mano sinistra con le dita a V, ma non è una regola, va bene anche un cenno col casco o un lampeggio, specie in città. L'importante è salutare. E' importante perché ormai è passato di moda. Perché i giovani non lo fanno. Perché ci sono sempre più fighetti su due ruote e sempre meno motociclisti. Un motociclista non è solo chi corre in pista o fa mille chilometri a weekend. Un motociclista si riconosce da come vive la moto, non da come la usa.


Una volta i motociclisti erano una casta, un gruppo chiuso e chi guidava una moto lo faceva per passione. Oggi siamo una famiglia allargata, colpa del traffico che rende le moto più comode in città o della voglia di emulazione di piloti-personaggi. Un'altra cosa che non mi piace è che si sono formati dei sottogruppi e molti dueruotisti si salutano solo tra loro: tra custom, tra bmw, tra sportive.


Vergogna. Io saluto tutti e mi spiace non venire ricambiato. Io vado in moto da una vita se contiamo quando da bambino mio padre mi portava a spasso e la prima cosa che mi disse sistemandomi sul serbatoio del CB fu: "tutte le moto che incontriamo, fagli ciao con la mano" ricordo ancora quante suole di Superga ho gremato su quella testata e mia mamma che si arrabbiava. Ma anche ora che sono cresciuto e ho una moto mia, io continuo a fare ciao con la mano. Perché il motoaperitivista va sempre in moto con stile.

martedì 24 aprile 2012

Buio e luce sono figli del sole

Il motoaperitivista ama viaggiare comodo, senza portarsi dietro più dello stretto necessario, ché le valigie rovinano la linea della moto e ci tiene a essere ammirato oltre che per lo stile, anche per ciò che lo pone all'avanguardia e up to date rispetto agli altri motoaperitivisti. Se l'occhiale da sole è cool, questo lo è di più.


Quasi tutti i caschi in commercio sono ormai predisposti per il montaggio di visierine Pinlock. Per chi non lo sapesse si tratta di piccole visierine da inserire all'interno della propria visiera, fermate da due piolini in plastica che evitano alla stessa di appannarsi. Ne esistono di varie forme e colori. La novità è però il modello Pinlock Protectint fotocromatica capace di passare da completamente trasparente a fumé scuro in base alla luce del sole.


In commercio ci sono già alcuni modelli di visiere o pellicole che integrano questa tecnologia, le più costose cambiano colore a comando e funzionano a batterie, come i modelli e-Tint che cambiano colore premendo un pulsante o grazie a dei sensori posti sul bordo superiore della visiera. Il cambiamento in questo caso è istantaneo, mentre una lente fotocromatica richiede circa 7-15 secondi in base alla luce.


Io porto normalmente occhiali da vista e ne ho un paio con lenti fotocromatiche, antiappannamento e avvolgenti che uso in moto e quando faccio sport all'aperto. Ma questa novità di Pinlock è a mio avviso la migliore per il semplice motivo che una volta acquistata, può essere usata su tutti i caschi predisposti Pinlock, indipendentemente dalla marca o dal modello e mantiene le stesse identiche caratteristiche antiappannamento delle normali Pinlock antifog.


Spesso chi non è abituato a portarne, non ama indossare occhiali da sole sotto il casco e non sempre ha con sè una visiera di scorta o riesce a cambiarla on the go e io non sopporto i visierini scuri a scompara che tanto vanno di moda ultimamente e che in ogni caso offrono solo due possibilità, proprio come dei normali occhiali da sole.


Una lente fotocromatica si adatta invece in tempo reale evitando anche il problema di dover guidare di notte con una visiera fumè e Solfx, che produce le lenti Transition per Bell e Lazer, sta iniziando a proporre visiere fotocromatiche per caschi top di gamma come Arai, Shoei, Suomy e AGV, per ora solo negli USA.

lunedì 23 aprile 2012

Sotto le ruote l'asfalto, sopra la testa il cielo

Oggi piove. Il motoaperitivista non va in moto con la pioggia perché i suoi indumenti sono troppo fashion per bagnarsi e le tute antipioggia non sono cool. Ma può capitare di essere sorpresi da un acquazzone mentre si sta viaggiando su due ruote. Cosa fa il motoaperitivista per mantenere il suo proverbiale aplomb?


Si ferma sotto un ponte e fumando una sigaretta guarda le auto che passano riflettendo sui massimi sistemi. Mi è sempre piaciuto guardare la pioggia e in generale non mi dà fastidio se faccio running o mountainbike, ma in moto mi mette a disagio, vuoi per l'effetto mitraglia sul casco, vuoi per le gomme in mescola che non mi danno confidenza sul bagnato.


L'ideale sarebbe entrare nel primo bar e fare aperitivo, peccato che ciò richieda certi orari e una socialità finemente regolamentata dalle consuetidini motoaperitivistiche. Un vero biker va anche con la pioggia, ma il motoaperitivista lo fa con stile. Il motoaperitivista non mette sopra una tuta antipioggia, il motoaperitivista indossa sotto un intimo termico e impermeabile.


Ovviamente solo per andare all'aperitivo, in qualunque altro caso non è possibile indossare capi o guanti in pelle, perché una volta bagnati diventano gelidi, fanno perdere sensibilità, deconcentrano e col tempo si rovinano. Se volete sapere tutto sulle tute antipioggia, i sopraguanti e i copriscarpe coordinati, mi spiace ma qui siamo fanatici dello stile. E ricordate: con qualche goccia d'acqua le cromature brillano di più.


giovedì 19 aprile 2012

L'eterna lotta tra cintura e serbatoio

I motociclisti amano le cinture, colpa della posizione in sella che non sempre si adatta al taglio dei pantaloni, ma non è così per i serbatoi che si vedono graffiati e rigati da irrispettose fibbie metalliche. Da qui l'invenzione degli adesivi resinati paraserbatoio, i migliori amici delle cinture. Ma la cintura è un accessorio irrinunciabile del look di ogni biker, a patto che non sia la classica "live to ride, ride to live" con aquila e star-splanged banner, che lasciamo volentieri a chi guida almeno una Sportster.




Ma che cintura indossare? Ho visto biker indossare cinture normali, più o meno alla moda, ma comunque non "da motociclisti", ma il motoaperitivista deve ostentare la sua passione seppur con understatement, dunque? Si può optare per una classica fibbia buckle con logo del proprio marchio come quelle proposte da Triumph e Norton, oppure per una cintura fra quelle proposte da marchi storici come Dainese e Alpinestars.






Quasi ogni produttore di abbigliamento o di motociclette offre ai propri fan del merchandising a tema, in alcuni casi non troppo pacchiano e meritevole di essere indossato da chi se ne intende e lo sa portare con stile senza scadere nel banale nè nel volgare. Un consiglio per tutti: ok il marchio ma evitiamo fibbie standard semplicemente decorate con un logo.


Scegliamo invece qualcosa di un pochino più particolare e se eccentrico, che abbia stile, come per esempio la Union Jack per chi guida una moto inglese o degli ideogrammi se la moto è nipponica, come per la meravigliosa cintura di Suzuki qui di seguito. Sarà mia a breve.


martedì 17 aprile 2012

La borsa o la vita

Uscendo dall'ufficio non sapevo cosa avrei scritto oggi. Fermo al semaforo, ecco che da destra arriva l'ispirazione: sulla sua Monster bianca, con stivale alto in testa di moro, jeans skinny, giacca tecnica nera, casco integrale bianco con motivi floreali e...borsetta sotto l'ascella sinistra?!? Mi fermo e rifletto. Io uso un marsupio da coscia quando non ho abbastanza spazio nelle tasche del giubbotto e non necessito per forza di uno zainetto, ma per una ragazza le cose si complicano.


Una donna ha bisogno della sua borsetta, specialmente se usa la moto per andare al lavoro o all'aperitivo. In questo caso lo zainetto diventa davvero impraticabile per un discorso di stile, ma portare la borsetta sottobraccio è potenzialmente pericoloso quando si guida una moto. Dato che gli accessori sono irrinunciabili poiché sono quello che dà personalità al look, dovrebbero essere adatti in sella ma anche una volta scesi.


Ma non esistono borse da serbatoio abbastanza belle da essere usate anche a piedi, o meglio, ho trovato solamente le due che vedete in foto: la prima è una pochette magnetica prodotta da Triumph che potete ammirare agganciata al serbatoio di una Bonneville, ma per quanto sia ottima l'idea, non mi convince il design. La seconda è una borsa doppio uso dallo stile vissuto che vedete sia indossata che agganciata al serbatoio di una vecchia BMW. Mi piace, ma le dimensioni non la rendono proprio adatta a ogni situazione.


Se alla fine una ragazza è costretta a ripiegare sullo zainetto, ha solo l'imbarazzo della scelta, ma non sarà mai un accessorio tecnico studiato apposta per motociclisti, come lo zaino No Drag di Ogio che potete ammirare di seguito: modellato in un pezzo unico e con gancio per il casco, aerodinamicamente studiato per non creare turbolenza e per stabilizzare il motociclista ad alta velocità. Bellissimo e non troppo appariscente, tuttavia forse un po' tecnico per il motoaperitivista modaiolo. Lo voglio.


Chi va in scooter o monta un bauletto, che io considero quanto di più antiestetico esista, non ha questo problema, ma chi guida una moto sì. Portare una borsa con tracolla mentre si va in moto può essere pericoloso. Per quanto riguarda la sicurezza: la ragazza del Monster potrebbe legare la borsetta alla sella con delle cinghie, usando un ragno in rete o inserire una calamita nella fodera per agganciarla al serbatoio. Sullo stile invece no comment, era splendida così.

lunedì 16 aprile 2012

La spada è l'anima del samurai

Le moto giapponesi sono fantastiche, ma purtroppo da tantissimi anni il Sol Levante non ci regala mezzi con una spiccata personalità. E la personalità per noi è tutto. Dopo le mitiche CB Four e Six, dopo la CX-Turbo, le GPZ900, le RD500 e le RC45 i designers giapponesi hanno esaurito le idee. Ma c'è un modello che, sebbene abbia fatto solo una fugace apparizione, è rimasto nel cuore degli appassionati. Il marchio era Suzuki e la moto era la Katana.


E' stata una moto di rottura, la prima giapponese disegnata in Europa, la prima progettata da ingegneri automobilistici che hanno tenuto in considerazione l'ergonomia e la facilità di produzione. Un modello ricordato con così tanto affetto, che dopo dieci anni Suzuki ha deciso di riproporlo in edizione limitata per celebrare il suo settantesimo compleanno.


Un esperimento così ben riuscito che da allora ha dovuto rimetterlo in commercio, aggiornandolo nella meccanica e nelle ciclistica, mantenendolo in produzione fino al 2001. Anche se purtroppo questa reincarnazione su base Bandit non ha mai superato i confini nipponici, dove era disponibile nelle cilindrate 250, 400 e 1100 e poteva vantare freni, ruote e sospensioni moderne, per una guidabilità da naked di razza.


Molti motociclisti rimproverano a Suzuki di non curare particolarmente il design delle proprie moto e soprattutto di non avere un family feeling distintivo. Direi che dopo aver creato la Katana, questa mancanza è più che perdonabile. Non dimentichiamo che la sigla di progetto originale era GSX-S, chi conosce Suzuki sa di cosa sto parlando.


Suzuki Katana: il nome della più affilata delle spade per una delle più belle moto mai prodotte, ancora oggi ammirata per la sua unicità. Una moto con cui divertirsi, viaggiare e farsi invidiare da tutti i motoaperitivisti. Io spero che un giorno Suzuki si deciderà a regalarci una nuova Katana, magari su base GSX-R. Perché per rilanciare il mercato servono moto con un'anima e quella di un samurai sarebbe perfetta.

sabato 14 aprile 2012

Giungla d'asfalto

Non mi piacciono gli scooter, anche se ne riconosco l'utilità in città, ma è stato presentato un prodotto davvero al top per stile e funzionalità, dedicato a chi va in scooter e mi sento in dovere di segnalarlo. Parliamo della giacca Spidi Motocombat Leather.


Chi guida uno scooter rischia la pelle tanto quanto un motociclista, ma con una giacca da biker sarebbe fuoriluogo per stile e per necessità, per questo già da diversi anni i principali marchi del settore moto, intuendo questa crescente nicchia di mercato, hanno iniziato a proporre capi specifici e qui viene il bello: la Motocombat esiste da dieci anni, non è un capo particolarmente nuovo e, per quanto validissimo e perfetto per chi guida uno scooter ogni giorno, neanche troppo cool. Allora perché ne parlo in un blog dedicato a chi pone moda e moto sullo stesso piano?


Perché la Motocombat Leather è una limited edition realizzata in soli cinquanta esemplari. Eh già, Spidi l'ha voluta proprio per celebrare il decimo compleanno di questa sua ottima giacca da scooter: un must have per tutti i motoaperitivisti senza marce. Rispetto al modello standard, questa giacca lunga si distingue proprio per il materiale, ovvero una morbidissima pelle d'agnello con imbottitura in piumino d'oca.


E' proprio un capo da scooter, infatti sfido chiunque a indossarla per guidare una moto, anche fosse una enduro, resta una giacca troppo lunga. Ma vanta soluzioni degne della migliore giacca racing, infatti Spidi l'ha dotata di protezioni CE per spalle e gomiti, oltre alla tasca per il paraschiena (optional), membrana antipioggia e traspirante, fodera removibile al pari del cappuccio, ampie tasche interne ed esterne impermeabili, coulisse di regolazione sul fondo. E per finire, aperture d'areazione su avambracci e lungo i fianchi.


Ripeto: ne hanno fatte solo cinquanta, ma se il pubblico si mostrerà interessato, chissà che Spidi non decida di produrne ancora, magari prima di altri dieci anni. Il motoaperitivista apprezza tutto ciò che è moda applicato alla moto e, anche se in questo caso non si tratta proprio di moto, è decisamente e fortissimamente moda!

mercoledì 11 aprile 2012

Testa dura senza paura

Chi la dura la vince. Se siete dei testoni appassionati di moda e di moto e, se state leggendo questo blog, probabilmente lo siete: oggi parliamo di caschi integrali (per i jet farò un post a parte perché il discorso è più complesso). Online è pieno di guide, anche video, su come scegliere correttamente il casco. Con questo post non voglio ripetere quanto già spiegato, ma aggiungere una cosa che non viene detta mai: il colore del casco incide non solo sullo stile (ciò che a noi interessa maggiormente) ma anche sulla sicurezza. Vediamo perché, ma con ordine.


C'è l'usanza di comprare il casco race replica, per emulare il proprio campione preferito. C'è anche quella di comprare il casco intonato al colore della propria moto. Sbagliato in entrambi i casi. Quelle sono mode che non ci interessano. Noi non imitiamo nessuno. Noi non copiamo. Noi facciamo tendenza. Quindi com'è un casco cool? Com'è un casco con della personalità?


Nella moda si sa che la personalità dipende dagli accessori. Ovviamente anche dai capi che si indossano, ma ciò che conta e dà spessore, è negli accessori, che per avere forza devono vivere di vita propria. Il casco è un accessorio. Fondamentale per la sicurezza e il comfort di guida (chi se la sentirebbe di affrontare km a velocità oltre codice senza una protezione dall'aria e dalle intemperie? Io no), obbligatorio per legge ed elemento distintivo per lo stile. Non a caso i piloti professionisti si fanno aerografare il casco come fosse il numero che i calciatori portano sulla schiena.


Il casco deve essere della misura giusta e non dare fastidio, deve essere ben areato e ben insonorizzato e non deve essere anonimo. Mi spiego: molti comprano caschi monocromatici (nel 99% dei casi in nero lucido o opaco) ed è un errore, anche nel caso la vostra moto sia tutta nera, perché con un casco nero NESSUNO vi nota e perché un casco di questo tipo è assai banale e fin troppo diffuso.


Anche comprarlo bianco sarebbe un azzardo, ma neanche una cattiva idea. Oggi hanno iniziato a vendere quelli giallo fluorescente, intonati all'abbigliamento ad alta visibilità. Efficaci, ma stendiamo un velo pietoso. Basta che il casco abbia pochi colori contrastanti fra loro per essere subito visibile, purché non presenti grafiche confuse e moderne che da lontano lo facciano sembrare monocromatico. Meglio preferire le linee nette e geometriche a quelle tonde.


Per quanto riguarda la personalità e il discorso "un casco solo per ogni tipo di moto" la soluzione, come per le giacche, è sempre la solita: grafiche vintage. Ma aspettate un attimo, io non sono un fan del vintage tout court, semplicemente riconosco che eleganza e stile risiedono nelle linee semplici e nella sobrietà di forme e design. Con davvero poche eccezioni.


Mentre leggete, avete potuto ammirare alcuni esempi di caschi dallo stile più o meno sobrio e più o meno moderno. Sono tutti design che si abbinano perfettamente a ogni tipo di moto o quasi, dalle supersport alle naked, passando per le cafè racer e le touring. Non sono banali nè appariscenti e hanno molta personalità. Piuttosto che un casco nero o arcobaleno, uno di questi modelli vi garantisce di non passare inosservati, grazie a un accessorio di classe che non soffrirà il passare del tempo e delle mode.


Per concludere vi ricordo che i caschi omologati non presentano tutti lo stesso livello di sicurezza e molti modelli superano ampiamento i requisiti richiesti per legge. Già solo il fatto che Unione Europea, Stati Uniti e Giappone abbiano tre differenti normative e tipologie di test per l'omologazione dei caschi la dice lunga. Ma la mia testa non è diversa da quella di un giapponese o di un americano, no?


Un buon inizio è quello di scegliere un casco prima di tutto per le sue performance in termini di sicurezza, verificando che punteggio ottiene nei test degli istituti esterni alla CE come la Sharp inglese, privilegiando i modelli che vantano 5 stelle. Successivamente provare bene il casco perché anche se ha 5 stelle ed è bellissimo, non è detto che sia comodo.


Io per esempio non riesco a portare gli Arai, considerati da tutti i caschi più comodi al mondo (e probabilmente lo sono), mentre sembra che alla Shoei abbiano un calco della mia testa e lo usino per modellare i loro caschi. Strano, perché a tanti gli Shoei stringono sulle tempie. Qui sopra potete vedere il "mio" Shoei XR-1100 nel codice colore El Capitan.


Quindi, ricapitolando il casco deve essere: sicuro, comodo, ventilato, silenzioso, leggero e del colore giusto, che ognuno dovrà scegliere in base al proprio gusto personale ricordando sempre che è un pilota "da strada" e non da Mondiale, che deve essere visibile a tutti gli utenti della strada e che all'aperitivo dovrà fare un figurone con qualunque moto si presenterà destando l'ammirazione anche di chi non capisce niente di motociclette. La scelta del casco è davvero più che una questione di cuore, una questione di testa.


martedì 10 aprile 2012

Siamo tutti più belli con una giacca di pelle

Diciamolo, prima ancora di imparare che "la prima va in giù e tutte le altre in su" la moto ti piaceva solo perché comprandone una avresti potuto mettere un giubbotto di pelle come i veri bikers. Niente di male. Oggi parliamo di giubbotti in pelle, ma non credo che in futuro parlerò di giacche in tessuto perché in moto si rischia la pelle, quindi meglio portarsene un bel po' di scorta. Ma non basta che la giacca sia in cuoio per essere stilosa, deve essere davvero cool. Le moto "alla moda" per esempio le sport classic sul genere Triumph Bonneville, richiedono di vestirsi in stile cafè racer, infatti la stessa Triumph produce quelle che probabilmente sono le più belle giacche modern classic del mercato.


Ma hanno scritto sopra Triumph. E se io per caso avessi, che ne so...una vecchia CB750 Four? Una Kawasaki W800? Una Ducati GT1000 o una Guzzi V7? Non voglio andare in giro con una giacca con scritto un marchio diverso, ma voglio essere cool, alla moda e protetto da una giacca stilosa sì, ma anche moderna e con protettori CE. Dunque? Eccoci a illustrare alcune proposte di marchi più o meno conosciuti, più o meno facili da reperire e davvero cool.

Iniziamo con Revit (qui sopra vedete la Leader) un marchio tedesco che produce una gamma completa di abbigliamento per motociclisti e tutti davvero molto ben realizzati, con un grandissimo stile (hanno assunto davvero un signor stilista questi furbacchioni) e tanta tecnologia. Noi analizzeremo solo i modelli più modaioli e vintage, passatemi il termine, ma anche la gamma supersport merita. Fatevi un giro sul sito se non la conoscete.


Qui sopra c'è la Rebel, le caratteristiche sono più o meno uguali per tutti i modelli (pelle bovina pienofiore, protezioni CE su spalle e gomiti, cerniere di areazione, imbottitura staccabile) quello che salta subito all'occhio è lo stile. La mia preferita è la CR, rigorosamente bianca (ma c'è anche nera) e di cui esiste anche la versione "tuta intera" in nero e rosso. Se avete una Ducati pensateci seriamente.

Mentre il modello Ace, è bellissimo ma, personalmente non lo userei mai e vi spiego perché: è totalmente forato. In pista, una tuta forata in estate la indosso, perché con lei metto in conto il fattore sudore, ma in strada, specie se sto andando all'aperitivo, no!

Perché con una giacca forata significa che al semaforo sudo come un maiale, mentre vado prendo l'aria e mi raffreddo...il giorno dopo sono a letto con la broncopeste. Ma c'è anche chi apprezza questo tipo di giacche, quindi ben vengano...e la Ace è fantastica. Anche per le signorine Revit propone capi decisamente da provare, come le CR e Rebel in versione lady, quest'ultima molto classica, rigorosamente nera o marrone scuro e dalle linee pulite e molto femminili, oppure la Union (che esiste anche in versione maschile).




Sono capi che si prestano bene a qualunque tipo di moto, proprio per il loro look vintage e il loro taglio elegante. Vanno bene anche se guidate una R6 o una Ninja, magari non in piega a Misano ma per l'aperitivo sono il top, perché vi permettono di mantenere uno stile motociclistico senza essere troppo appariscenti. Sì, mi riferisco a voi con le tute verdino Kawasaki o azzurro Gixxer!


Ma, mettiamo caso che, io abbia più di una moto, magari una come il vecchio CB900F Bol d'Or di mio padre (vero, splendida, bianco/rossa del 1978) oppure non una moto d'epoca ma diversa dal mio solito tipo di moto. Per esempio ho diversi amici con compagne motocicliste che hanno in casa una supersport per la pista e una naked/custom per girare tranquilli o in due. Come mi vesto? Se non volete una Vanson o i costosissimi giubbotti Harley-Davidson che sono troppo "americani", vistosi e kitsch, qui sopra vi ho postato le proposte Dainese, io personalmente preferisco la Freddie (in alto), ma anche la giacca Imatra ha il suo perché.


Forse Alpinestars poteva essere da meno? La Drift è splendida e molto ben areata, c'è marrone (j'adore) oppure nera con banda bianca. Prima ho accennato al fatto che qualcuno ha accesso a più moto di tipologia differente. L'abbigliamento da moto deve essere prima di tutto comodo e protettivo. Deve dare fiducia, farci sentire a nostro agio perché ogni distrazione alla guida è potenzialmente fatale. Quindi ok lo stile, ma nel modo giusto. Se ho una giacca con cui mi trovo davvero bene, la voglio usare sempre.

Ecco che entrano in gioco i giubbotti multiuso. Quelli che non importa che moto guidi, sono sempre strabelli e non passeranno mai di moda. Un esempio è il Revit Adrenaline che vedete qui sopra o il Furygan Stormer che vi illustro di seguito. Se non conoscete Furygan, in ginocchio sui ceci! Ora! Furygan meriterebbe, al pari di altri marchi storici, un post a parte e forse un giorno lo scriverò, per ora vi dico che questo marchio francese faceva splendide tute per i piloti del Motomondiale quando Dainese ancora "montava le rotelle".


Io ho proprio un giubbotto di questo tipo e infatti il Revit Adrenaline era la mia seconda scelta. Sono capi che posso usare con la mia Street Triple R, con il CB del '78 e con la Sportster 1200 di mio papà, col Monster S4R di mio cugino, con la Bonneville della tipa (se mai avrò una fidanzata con una Bonneville...qualche candidata?) o con la Z750 del mio wingman quando ci scambiamo le moto. E allora, curiosoni...cos'ho comprato?

Spidi Symbol Leather (fanno anche la versione da donna, in vari colori). Perché questo invece del Revit? Perché lo Spidi costava meno (ma io l'ho preso in saldo) è areato meglio (prese d'aria d'entrata e d'uscita che non lo fanno gonfiare ad alta velocità) e ha una caratteristica che ha solo lui: protezione anche per le costole, ovviamente staccabile, ma volendo c'è. Ha un look leggermente più vintage del Revit, ha le prese d'aria sulle spalle invece che sulle maniche, cosa che io preferisco, tra l'altro l'aria che entra, passa in dei condotti tra la pelle e la fodera interna, gira per la giacca ed esce dal retro.

Non è come avere l'aria condizionata, ma vi assicuro che ad agosto mi sono accorto di sudare solo dopo aver parcheggiato la moto e aver tolto il giubbotto. Collaudato anche a gennaio con -2 °C. Ottimo. Pelle morbidissima e qualità superlativa in relazione al prezzo, ma se preferite lo stile del Revit Adrenaline, andate in pace perché è stupendo anche lui.

Sempre della Spidi ci sono il Giga, molto hi-tech e attuale top di gamma per lo stile road & naked moderno oppure, molto particolare con i suoi inserti a vista, il Custom o ancora Phaser, Supreme, Targa, Heritage e Legend. Ce n'è per tutti i gusti e in tutti i colori. Purché sia nero.


E se poi proprio vi sentite coraggiosi (anche perché dovete andare minimo in Germanio o Olanda per provarne uno, se non direttamente in Giappone) e un po' snob, Kushitani non ha eguali. Io prima o poi accendo un mutuo e una tuta con sopra lo stemma del Monte Fuji me la compro. Impazzisco per questo stile sport retrò. La giacca che ho postato è molto particolare e può non piacere a tutti, ma guardate il sito e fatevi un'idea di cosa questi signori hanno fatto negli ultimi 60 anni.