giovedì 31 maggio 2012

I'm not weird, just limited edition

Oggi è stata presentata la nuova collezione limited edition di Tucano Urbano, marchio che si è fatto molto apprezzare negli ultimi anni per i suoi prodotti dedicati al mondo delle due ruote, soprattutto dagli scooteristi, grazie a capi dedicati, ma anche da alcune tipologie di motociclisti urbani. Tuttavia le sue collezioni non sempre hanno saputo fare breccia nel cuore dei fashion victim, preferendo corteggiare un'utenza più eterogenea.


Ma con piacere ho visto che nella nuova collezione ci sono un paio di capi molto interessanti, davvero fashion e adatti quasi più ai motociclisti che a chi guida uno scooter. Anzi, nel caso delle giacce Toba (per lui e per lei) mi sentirei di indicarle come veri e propri capi da motoaperitivista, da non disdegnare neanche se si guida una modern classic.


Come vedete dalle foto sono giacche in pelle d'agnello con protezioni CE per spalle e gomiti, dal taglio corto e aderente, con varie tasche interne ed esterne e predisposte per il modulo Airbag sviluppato in collaborazione con Motoairbag, al momento uno dei migliori sul mercato, che nella versione di Tucano Urbano è quasi meglio dell'originale poiché maggiormente intonato con le giacche proposte dal brand.


Finalmente qualcosa si muove! Evidentemente anche chi guida uno scooter ha capito l'importanza di indossare capi tecnici che non siano solo adatti per il tragitto casa-lavoro, ma anche per la vita mondana. Il motoaperitivista dice: non importa cosa guidi, l'importante è andare sempre in moto con stile, ma ovviamente anche in sicurezza. Ci vediamo in strada o al bar.

martedì 29 maggio 2012

Non c'è nulla come i centimetri cubici

Mille, anzi il Mille con la maiuscola. E' la cubatura che sognano tutti. Perché fa figo, si sa, andare al bar e dire "io ho un mille sotto al culo". Certo che poi il Mille bisogna anche saperlo gestire. Due, tre o quattro cilindri la storia cambia eccome, ma ci torneremo più avanti.


Intanto, un sentito grazie ai miei due lettori: il Motoaperitivista ha superato le 1000 visite e ora vanta la cubatura dell'ultima Speed Triple. Non c'è controllo di trazione, niente frizione antisaltellamento, zero abs. Qui si va solo in moto con stile. Ci vediamo in strada o al bar.

domenica 27 maggio 2012

L'altra metà della carregiata

Ormai un'idea di com'è un motoaperitivista ve la siete fatta, ma come sarà La Motoaperitivista? Per descrivere una così sublime manifestazione dueruotistica non posso usare parole, ma solo immagini, aneddoti, frasi e citazioni raccolte lì, nell'unico luogo che conta, il solo in cui si può contare davvero: l'asfalto. 
 

Monster Dark, stivale in pelle con tacco basso, jeans che più skinny non si può, giacca Dainese simil vintage nera e ovviamente molto sciancrata, casco color bronzo glitterato "Perché fa pendant con la scritta Ducati sul serbatoio" E il mio cuore iniziò a battere fuori tempo come un bicilindrico desmo.


Fermo al semaforo, vedo nel retrovisore un CBR600RR, si ferma accanto a me, dal casco replica escono dei lunghi ricci biondissimi, guanti full carbon, canottiera, denim hot pants e stiletto dodici laccato rosso intonato alla moto, of course. Bello il codino del CBR, oh yeah.


Ho conosciuto una suora tanti anni fa. Una suora vera, con l'abito nero e il velo, ma guidava una 883 blu metallizzato. Non credo che nella Bibbia ci sia qualche comandamento che lo vieti, no? Quanti di voi possono vantare una tale esperienza mistica, eh? Dilettanti.


Tuta bianca con ricamate rose e farfalle, casco replica intonato alle nuove carene aerografate e alleggerite di una R6 preparata quasi da Supersport. Lunghi capelli neri che in velocità sembrano avere vita propria. Non provate a starle dietro salendo sui monti. Ne ha bastonati troppi.


Ora ha 74 anni, ma da ragazza rubava la vecchia Guzzi di suo fratello per andare in paese anche se "non stava bene". E' fuggita con un pianista jazz e ha allevato generazioni di motociclisti. Uno ha corso la Parigi-Dakar, uno mi ha insegnato ad andare in moto e altri non ci sono più. Ciao zia.


Quando incontrate sulla strada una Motoaperitivista non potete rimanere indifferenti. Sono loro, le uniche, le sole, per cui surfiamo l'asfalto, quelle che hanno più stile. Ci vediamo in strada o al bar.

mercoledì 23 maggio 2012

L'eterna lotta tra cintura e serbatoio 2: il ritorno della fibbia

Ho già affrontato il problema di questa faida sanguinaria qui, ma volevo dare spazio anche all'altro punto di vista: quello del serbatoio. Oggi parliamo di quel fondamentale accessorio la cui missione è preservare la verniciatura delle nostre amate motociclette dagli assalti kamikaze delle fibbie metalliche tante care a noi motociclisti.


Esistono tantissimi tipi di paraserbatoio adesivi: in resina, in plastica, in carbonio, in gomma, in similpelle, ma ce ne sono anche di specifici in vero cuoio, soprattutto per le custom e le modern classic, anche in versione cafè racer. E' inutile dire quale sia il più cool perché come sempre dipende dal tipo di motocicletta e dall'immagine che volete darne.


Esempio pratico: ho una moto sportiva con inserti in fibra di carbonio? Posso pensare di regalarle un bel paraserbatoio in vero carbonio (non un'imitazione in plastica!) per continuare sul profilo racing oppure posso sceglierne uno in resina decorativo. Ne ricordo alcuni dedicati alle moto giapponesi con ideogrammi o disegni tipici della cultura nipponica, come demoni, geishe e samurai. Stesso stile dei tatuaggi irezumi degli yakuza.


Questa scelta dà un tono diverso alla moto, meno banale e carico di personalità. E la personalità è tutto, ma anche il senso di appartenenza. Infatti alcuni motociclisti utilizzano paraserbatoi personalizzati con i colori del proprio motoclub o del proprio modello di moto. Honda, per esempio, ha dedicato diversi "calabroni" ai serbatoi delle sue Hornet, rifacendosi allo stile delle mascotte usate dai Top Gun americani. Meglio così che con la semplice sigla del modello: banale e stravista.


Sono stati prodotti paraserbatoi coi i soggetti più disparati, per questo molti sono tremendamente out. Per esempio quelli con motivi tribali o disegni che si rifanno alle copertine dei Manowar (fiamme, teschi, succubi, barbari). Anche le signorine manga lolita style consiglio di evitarle al pari dei gattini. I gattini un giorno sottometteranno il mondo, nel nostro piccolo cerchiamo di rallentare l'inevitabile conquista, ok? Grazie.


Sono decisamente kitsch quelli in gomma imbottita: non vi serve l'appoggio per la pancia, dovete solo proteggere la vernice dalla fibbia! Da evitare anche quelli trasparenti, a meno che il serbatoio non presenti una decorazione particolare, perché non aggiungono nulla. Mentre ciò che rende il paraserbatoio un elemento di stile è proprio la capacità di coniugare estetica azzeccata e funzionalità.


Chi di solito guida una Triumph, una Voxan o una Buell, quasi uniche rappresentanti della cultura e della produzione motoristica del proprio paese, usa un paraserbatoio con raffigurata la bandiera inglese, francese o americana (meglio se confederata). Questa è una tradizione abbastanza diffusa e ha senso per ribadire la propria appartenenza a un gruppo che guida fuori dal coro. 


Il motoaperitivista dice: il paraserbatoio deve aggiungere significato alla moto e al motociclista. Spiccare per originalità e attirare l'attenzione, ma sempre e comunque con stile. Ci vediamo in strada o al bar.

domenica 20 maggio 2012

Bubblegum Crash

Di solito non guardo le corse di moto in tv perché preferisco sfruttare i weekend di bel tempo per guidare la mia, ma oggi pioveva. Ho guardato Moto2 e MotoGp, tra l'altro ho provato l'emozione stranissima di seguire la cronaca di Moto2 sulla tv svizzera, commentata da giornalisti in estasi per la strepitosa gara del loro connazionale Thomas Luthi.


E' stato bello vedere che tutti i piloti Alpinestars utilizzano la nuova tuta con airbag, al pari di quelli Dainese che già utilizzavano i prototipi del D-Air Racing nelle passate stagioni. Ho potuto vedere alcuni esemplari del sistema Dainese al D-Store di Milano e sono fiducioso che in futuro tutti potremo indossare degli airbag da moto funzionali, comodi, esteticamente piacevoli, sicuri ed efficaci.


Oggi purtroppo non è ancora una tecnologia matura. Diversi test indipendenti condotti da laboratori specifici come quello del Politecnico di Milano e di alcune riviste di settore hanno dimostrato che sono pochissimi i modelli in commercio davvero validi, cioè in grado di proteggere adeguatamente i punti vitali e di aprirsi in tempo utile. Inoltre, quei pochi davvero efficaci sono ancora troppo costosi.


E' proprio questo il principale inconveniente degli airbag da moto: in media il motociclista che ha un incidente impiega circa 80 millisecondi per impattare. Inoltre, alcuni modelli riparano soltanto la schiena e non le costole, oppure si limitano a bloccare il collo. Solo i modelli Dainese e Alpinestars utilizzano accelerometri e non necessitano di un cavo da collegare alla motocicletta, a differenza di tutti gli altri prodotti.


Al momento la Alpinestars Tech Air Race Suit è un prodotto strepitoso e totalmente automatizzato: l'airbag viene attivato in automatico quando il pilota chiude la zip principale e si "arma" quando i sensori rilevano che si è in moto e ci si sta spostando a più di 7 km/h. In caso di impatto i due airbag sulle spalle,che riparano anche le clavicole, si aprono in 45 millisecondi, dopo 5 secondi cominciano a sgonfiarsi ed è già pronta una seconda coppia di airbag in caso il pilota subisse un secondo impatto.


Il sistema si può ricaricare come fosse un normale telefono cellulare, mentre un display e alcuni led sul polsino della tuta avvisano lo stato dell'airbag e il livello di carica della batteria. C'è anche una scheda di memoria estraibile per verificare i dati diagnostici al pc e collegarsi via internet al centro assistenza.


Il D-Air Street di Dainese non è da meno, forse protegge anche meglio, ma richiede il montaggio di una centralina e di alcuni sensori sulle forcelle e sotto la sella della propria moto. Confido che presto anche Alpinestars presenterà un modello simile, ma automatizzato come la sua splendida tuta, magari dentro un bel giubbotto in pelle anziché in tessuto.

mercoledì 16 maggio 2012

Crisi di mezza cilindrata

Nico Cereghini non ha bisogno di presentazioni. Di solito mi trovo sempre d'accordo con quello che dice e scrive, lo ammiro, lo rispetto moltissimo e lo ringrazio per tutto ciò che negli anni ha fatto per noi motociclisti. Ma oggi ho letto un suo articolo che non mi è piaciuto, non perché le motivazioni non siano sacrosante, nè perché abbia torto, semplicemente si è dimostrato ancora una volta un po' troppo sognatore. Nico sostiene giustamente che la crisi economica globale abbia colpito anche noi motociclisti, specialmente i giovani che preferiscono i social network e i videogames ad altri passatempi all'aria aperta.

motociclista squattrinato

Inoltre, l'età media in cui ci si avvicina alla prima moto è drasticamente salita negli ultimi anni. Proprio perché la moto è diventata un lusso. Quanti genitori possono o vogliono comprare un 125 al proprio figlio? Quanti universitari o neolaureati possono permettersi non tanto l'acquisto di una vecchia motocicletta di media cilindrata, ma il suo mantenimento? Con il prezzo della benzina e delle assicurazioni alle stelle, davvero molto pochi. E poi vogliamo contare l'abbigliamento tecnico? Le gomme? La manutenzione? Gli imprevisti?

motocicletta economica

Nico non ha torto, solo non era a mio modesto parere, il momento né il modo di scrivere quelle cose. Anche se, una soluzione si trova sempre. E io credo che proprio questo sia ciò che intendeva davvero quel vecchio volpone di "Luci accese anche di giorno, casco ben allacciato e prudenza, sempre!" Partendo dalle sue considerazioni e dalle risposte ricevute dai suoi lettori, il motoaperitivista si permette di dare qualche consiglio ai giovani che vorrebbero-ma-non-possono avvicinarsi alla moto, dato che c'è passato recentemente anche lui.


La moto fa figo, è inutile girarci attorno, ogni ragazza ti dirà "mi fa paura", ma poi ci sale comunque. Se non hai i soldi per una moto nuova, no problem. Moto stupende hanno lasciato il segno nella storia del motociclismo per carisma, design e qualità tecniche. Si portano a casa per pochi spiccioli, ma sono ancora attuali e performanti: Honda Hornet prima serie, Kawasaki Z750 prima serie, Yamaha FZ6 prima serie, Ducati Monster 600/620 Dark. Una custom? Honda Shadow 600. Per quanto riguarda le supersport, i vari CBR, Ninja, Gixxer e R6 di qualche anno si trovano a prezzi stracciati, idem le enduro.


Certo, bisogna avere fortuna e un po' d'occhio per non prendere una fregatura ma, il bello della moto non è anche sporcarsi le mani? Io personalmente la porto dal meccanico solo per casi d'emergenza o tagliandi particolari per cui bisogna smontare mezzo motore, altrimenti il cambio di olio e filtro l'ho sempre fatto da me, di catena e sospensioni mi occupo in prima persona, solo il cambio gomme non posso farlo per ovvie ragioni. Ma ogni altro intervento è fai-da-te: risparmi tantissimo e se inviti gli amici ci metti poco tempo, ti fai una bella chiacchierata parlando di moto, donne, sport e altre cose che ti fanno sentire uomo.

ride away girl

E poi il motoaperitivismo non richiede grossi investimenti, non importa che la tua moto sia l'ultimo modello, anzi, il vintage va tantissimo. Non importa che tu abbia l'ultima giacca Dainese, basta che sia un vero capo tecnico, per proteggerti con stile e che sia intonato con il tuo tipo di moto. Non serve nemmeno spendere tanto in benzina: tanto lo sappiamo tutti che il motoaperitivista è buono a guidare solo fino al pub, no? Però va sempre in moto con stile. Ci vediamo in strada o al bar.

lunedì 14 maggio 2012

A bug's life...ends

Questa sera sono andato ad allenarmi al parco e un sacco di moscerini hanno cercato di suicidarsi nella mia bocca. Un po' come succede andando in moto. Ah, i moscerini. Tutti noi ne portiamo sempre a casa qualcuno dai nostri giri su dueruote. Sul giubbotto in pelle, sulla visiera del casco, sui fari della moto e, se usate uno di quei nuovi giubbotti estivi con inserti in rete, ne pescate così tanti che neanche San Pietro nel lago di Tiberiade.


Angolo della brava casalinga su due ruote: 1) latte detergente per il corpo, come consigliano le signorine motoaperitiviste, 2) panno, straccio o pelle di daino, 3) olio di gomito. E il giubbotto torna come nuovo. Applicare la procedura anche a visiera, casco e parti della moto utilizzando prodotti specifici et voilà. Come nuovi. Ciao ciao moscerini del c***o. Però, il giubbotto pieno di moscerini è un po' come le saponette consumate. Troppo cool.


I moscerini sono come le cicatrici del guerriero, il segno tangibile della velocità. Vedi questo? Eh, quel curvone al Ghisallo. E lui? Povero, è andato incontro al suo destino scendendo dallo Stelvio. Ma il mio preferito resta questo qui, sì questo piccolo che si vede ormai poco ecco, lui mi ha preso in piega scendendo dal lago. Perché in fondo, un po', noi vogliamo bene ai moscerini e ci dispiace essere il loro trasporto ultimo.


Certo, perché ci sporcano la giacca! Il motoaperitivista dice: pulitevi il giubbotto, il casco e la moto dopo ogni singolo giro. Perché un motoaperitivista deve essere impeccabile, lui sì che va sempre in moto con stile. Ci vediamo in strada o al bar.

sabato 12 maggio 2012

Bar-end mirrorshades

Che differenza c'è tra un locale da biker e uno da motoaperitivo? Se lo chiedete a mio padre vi risponderà che nel primo ci sono i biker, nel secondo anche le donne. Il concetto mi sembra chiaro e, ovviamente, le cameriere non contano.


Il locale da biker è un club per motociclisti, uomini che condividono la sacra passione e passano la serata parlando di quanto sono manici, del rumorino che viene dal carter, di quel fischio che non lo so, della gomma migliore per, del forse la faccio vedere al mecca, di quella con un posteriore che ho fatto un passaggio radente e quasi allungavo la mano ma no, perché sono un signore. Ok.


Uno di quei posti dove hanno tutti la stessa faccia, la stessa moto e la stessa gomma, ovviamente chiusa e si beve tanto, anche benzina, che un giorno non lontano compreremo a pinte ché sennò poi non ci pago il turno a Monza questo mese. Il locale del motoaperitivo è diverso. Ci sono le donne. Alcune anche motocicliste. Ci si va vestiti a modo e non con la maglietta della Akrapovic, si ordina più di una semplice "birra chiara", ché chi ordina la birra senza chiamarla per nome non è un uomo.


Il motoaperitivista va di cocktail o birra da meditazione, rossa o scura ma, occhio che poi sei in moto. La bevanda in questione è parte del look, aggiunge personalità e si capisce molto di una persona da quello che beve. Come quando accendi la sigaretta sullo scarico ancora caldo. Dai, che non è vero che ho perso l'accendino e ho il casco in mano. Il locale da motoaperitivo è quasi un locale normale, ma accoglie i motociclisti meglio di altri, per esempio per i parcheggi dedicati e in bella vista.


Ma i locali da motoaperitivo sono per lo più un fenomeno urbano, come lo è il motoaperitivismo. In città molte più donne usano la moto e ci vanno anche all'aperitivo. Quando inforco la Milano-Laghi verso i miei monti so già che troverò solo locali da biker. Uomini duri, con le cicatrici, la gomma chiusa, l'occhio che brilla e una faccia, sempre quella...uguale alla mia.

martedì 8 maggio 2012

Vita da zavorra N.1

Per chi non lo sapesse, zavorra è un termine del gergo motociclistico per indicare affettuosamente la passeggera del motociclista, sia essa la compagna di una vita o di una semplice gita domenicale. Fare la zavorra non è semplice e se ne è discusso in più occasioni, mai in termini motoaperitivistici. Ora, con ordine, analizzeremo come deve comportarsi la zavorra di un motoaperitivista.


Intanto, valgono le stesse regole di ogni altra zavorra motociclisitca: abbigliamento tecnico, solido appiglio e massima fiducia per ciò che fa il vostro rider (ma su questo punto torneremo in seguito). Sull'abbigliamento abbiamo già discusso più volte qui, qui e qui, ma in futuro ci torneremo. Per quanto riguarda il solido appiglio, dipende molto dal modello di moto, se sia dotato o meno di maniglione antipanico, ops...volevo dire maniglia di sicurezza.


Il mio personale consiglio rimane il seguente: 1) salite in sella solo dopo che il rider si è sistemato e vi ha dato il segnale, altrimenti finirete entrambi in terra. 2) puntate bene le punte dei piedi sulle pedane, non la pianta o peggio ancora il tallone. 3) stringete con le ginocchia i fianchi del guidatore. 4) avvinghiatevi al busto del vostro biker come un koala al suo eucalipto. E' inoltre importante che, durante la marcia, seguiate i suoi movimenti alla perfezione, perché la moto si guida con il corpo e se per caso voi li contrastate, finirete entrambi in terra.


Bravissime. Ora che siete quasi delle brave zavorre, rilassatevi perché alziamo il livello. Vi ha sempre affascinato l'uomo un po' rude e con stile, quello che è cool anche con la barba delle 5, che vanta ancora un fisico invidiabile forse anche per le sue cicatrici e che però, sa essere un signore quando vi apre la porta e vi regala una rosa vera, non comprata da un pakistano fuori dal bar. Infatti, quando vi ha invitato all'aperitivo avete subito accettato, specialmente perché vi ci avrebbe portato in moto.


Lui si presenta su questo moderno destriero ricoperto di cromature, che un po' vi spaventa, ma anche vi attrae quasi più del suo proprietario. E' quella sensazione di euforia mista a paura e incoscienza che tutti amiamo tantissimo. Vi sistemate sullo scomodissimo trapuntino riservato al passeggero e attuate tutte le indicazioni che ho illustrato nel terzo capoverso. Tutte, mi raccomando, specialmente occhio allo stile, come vi ho spiegato qui.


Per il motoaperitivista, portarvi all'aperitivo è motivo di grande orgoglio, voi non immaginate quanto: non solo ha permesso a qualcuno di salire sulla sua moto, ma è anche contento di poterlo fare e in più ha scelto voi. Wow, è un evento più unico che raro. Dovete essere all'altezza. Voi sarete il suo trofeo, ma lui e la sua moto saranno il vostro. Ogni motociclista rispetta tantissimo le zavorre proprie o altrui, perché lui stesso non avrebbe mai il coraggio di fare da passeggero a un altro motociclista.


Ma che sono scemo? Quasi ogni motociclista vi dirà che non si fida a fare da passeggero, ma perché? Perché non c'è nulla quanto una visiera abbassata capace di trasformare Dr Jekyll in Mr Hyde. Anche il tizio più calmo di questo mondo, in sella può diventare una furia incontenibile di stupidità mista a incoscienza e tentativi di autolesionismo molesto. La brava zavorra sa infatti capire l'indole del proprio rider e nel caso, contenerla dandogli decisi pugni nella schiena e nelle costole. Fidatevi, rallenterà.


Il metodo migliore è capire in anticipo se potete fidarvi, spesso dipende anche dalla moto: se si presenta su di una Bonneville, potrà faro lo scemo quanto vuole, ma la sua cavalcatura lo fermerà prima delle vostre urla (è un chiodo). Se invece guida una R1 o una Panigale, preoccupatevi: potreste ritrovarvi ai 300 orari senza accorgervene. Inoltre un bravo motociclista vi impedirà di salire sulla sua moto finché non sarete dotate dell'abbigliamento tecnico adeguato. Sarà lui responsabile della vostra incolumità.


Infine, il buon motoaperitivista, proprio perché è un signore, potrebbe anche accompagnarvi a comprare il necessario consigliandovi i capi tecnici più cool, adatti alla vostra personalità e intonati al colore dei vostri occhi. Così non solo potrete vantarvi con le amiche di quanto è stiloso il vostro amico, ma anche di quanto sia generoso e informato sulle ultime tendenze in fatto di moda e moto. Perché il motoaperitivista va sempre in moto con stile e la sua zavorra non è da meno.


P.S. Probabilmente sapete del ridicolo incidente occorso alla soubrette Belen Rodriguez mentre si faceva motoscarrozzare dal ballerino Stefano Di Martino. Guardando le foto non si può fare a meno di notare che: 1) sono caduti quasi da fermi perché la Scrambler ha il cavalletto abbassato. 2) si sono per lo più graffiati perché non indossavano la men che minima protezione 3) Di Martino non è un buon motociclista proprio perché ha permesso a Belen di salire su di una moto in canottiera e l'ha fatto lui stesso.


Poiché si tratta di due persone che lavorano con il proprio corpo, a maggior ragione avrebbero dovuto salvaguardarlo. Non si va in moto vestiti da spiagga, si va in moto vestiti da moto. Sono il primo a dire che lo stile è tutto, ma non a costo della sicurezza. Il motoaperitivista dice: la brava zavorra ha stile, classe e testa. Siate belle, non Belen! Ci vediamo in strada o al bar.

lunedì 7 maggio 2012

Take cover!

Post d'emergenza per chiarire una volta per tutte cos'è la moda da motociclisti: capi tecnici belli da indossare anche quando si scende dalla moto. Soffermiamoci sulle paroline magiche "capi tecnici", ovvero indumenti con protezioni certificate e omologate, tessuti/pellami resistenti all'abrasione, al vento, alle temperature estreme e all'olio. Chiarito questo, parliamo delle collezioni ispirate ai motociclisti vintage.


Dopo l'invasione dei capi military, ecco che gli stilisti prendono di mira noi biker e provano a rifilarci capi ispirati all'abbigliamento tecnico. Capi in pelle, pieni di imbottiture, rivetti e inserti elastici increspati. se qualcuno pensa che siano capi adatti al motoaperitivo, fughiamo subito ogni dubbio: no, non lo sono. Non perché non siano tremendamente cool, ma perché non sono adatti alla moto.


Diciamolo chiaro e tondo: se cadi con un giubbotto Burberry o Belstaff senza protezioni ti fai molto male, perché possono sembrare capi da motociclisti, ma lo erano forse 30 anni fa. Non so se c'eravate, ma 30 anni fa i motociclisti si facevano molto più male di oggi. E anche se sotto portate delle underarmour, rischiate comunque di rovinare irreparabilmente la giacca perché oltre a graffiarla, le cuciture salteranno tutte inevitabilmente.


Il motoaperitivista dice: capi ispirati ai biker no, capi da veri biker sì. Mi raccomando, mai fare confusione. Ci vediamo in strada o al bar.

domenica 6 maggio 2012

Griffe o graffi?

Quanto conta il marchio? Nella moda conta tantissimo, lo sappiamo. E' commisurato all'effettiva qualità dei capi che andiamo ad acquistare? Se conoscete una risposta definitiva a questa domanda chiamate pure la redazione di Vogue e dite ad Anna di sgombrare la scrivania. Il motoaperitivista ritiene che nella moda il marchio sia importante, perché spesso non solo si erge al di sopra del comune senso dello stile nell'intento di elevarlo, ma perché rappresenta anche una ricerca tecnica e artistica, ciò ha un peso e deve essere riconosciuto.


Ma il prezzo? E' onesto? Nulla è onesto a questo mondo, però una griffe non è soltanto il prodotto che vende, ma il mondo che rappresenta, lo stile non è solo un insieme di capi abbinati per taglio e colore, sai che fatica altrimenti...basta usare la mazzetta pantone (il tono su tono spacca sempre). Da persona che ha lavorato nella moda, ritengo di saper dare il giusto peso a un capo d'abbigliamento, ma mi trovo in difficoltà quando mi chiedono: "Ma li vale questi soldi?" Sì. E no. Tu che valore gli dai? Cosa ti comunica? Come te lo senti addosso, ma soprattutto: come ti fa diventare ai tuoi occhi prima che a quelli degli altri?


Per quanto riguarda i capi tecnici da motociclisti c'è un elemento in più da considerare: la sicurezza. Si tratta di indumenti che devono proteggere dalle intemperie, dalle temperature estreme e dagli errori del pilota. Questo implica una continua attività di ricerca e sviluppo a cui è giusto dare un valore, anche economico. Esistono delle griffe nell'abbigliamento motociclistico? Sì, il made in Italy la fa da padrone, ma ci sono anche marchi europei, americani e giapponesi che si difendono benissimo dalle sportellate dei motostilisti nostrani. Il problema semmai è sempre lo stesso: vale la pena spendere qualcosa in più?


Io tocco sempre con mano, mi informo e non mi lascio abbindolare dal marchio pur riconoscendone i meriti. Ho potuto notare che una gran quantità di marchi medi offrono tutto ciò che serve senza eccellere, a volte presentando anche collezioni molto modaiole. E poi ci sono pochi marchi top, che si fanno pagare cari. Se è vero che lo stile è tutto e questi marchi dettano legge, vale la pena pagare così tanto? L'unica risposta possibile è no, ma anche sì. I marchi top propongono sia capi di fascia media che utilizzano per fare numero sia capi di altissimo livello nei quali inseriscono gli ultimi risultati delle loro ricerche.


I marchi di secondo piano, non potendo vantare cavalli di battaglia ultratecnologici, pongono la massima attenzione in ciò che sanno offrire, spesso ottenendo risultati superiori a quelli dei marchi top, limitatamente alla loro fascia di prezzo. Il motoaperitivista dice: l'innovazione e la tecnologia si devono pagare, ma lo stile è tutto e c'è sempre una soluzione più economica ed esteticamente appagante se non si pretende l'ultima novità. Ah, quasi dimenticavo: un bacio alla nuova lettrice e una virile stetta di mano all'altro unico lettore. Ci vediamo in strada o al bar.