martedì 1 maggio 2012

Il ferro e la seta



Cos'hanno in comune un aviatore della Grande Guerra sul suo Sopwith Camel e un tamarro di periferia in sella a una Norton Commando? La sciarpa di seta. Un accessorio indispensabile per ripararsi dall'aria gelida che rischia di trasformare una bella gita domenicale in un focolaio di broncopeste. I rockers, acerrimi rivali dei mods, la portavano rigorosamente bianca che, abbinata alla giacca in pelle nera, svolazzando in sella alle loro cafè racer richiamava il disegno della bandiera a scacchi.


Oggi sono stati inventati dei surrogati alla sciarpa in seta, si chiamano Buff, scaldacollo o come volete, sono di forma tubolare e i migliori non presentano cuciture. Ne esistono di invernali e di estivi, di mille forme e colori, alcuni davvero atroci rappresentano teschi e facce mostruose, altri bandiere nazionali in omaggio alle case produttrici delle proprie, amate, motociclette. Ma il motoaperitivista continua a preferire la sciarpa.


La sciarpa o la bandana, ma anche un foulard più ampio da portare in stile kefiah è un importante accessorio di stile che torna utilissimo anche una volta scesi dalla moto poiché non si limita alla sola funzione tecnica. Come tutti gli accessori è fondamentale per dare quel tocco di personalità in più al proprio stile e aiuta ad attirare l'attenzione e a mostrare l'appartenenza alla propria tribù motociclistica di riferimento.


Immaginate: è estate e fa caldo, ma voi entrate al bar con una leggera ed elegante kefia in seta stampata come la Union Jack avvolta mollemente intorno al collo. Casco Airborn in una mano, occhialoni Baruffaldi nell'altra e guanti in pelle forata che sporgono dalla tasca dei jeans. Nessuno vi confonderà per il fattorino che consegna le pizze in scooter, ma si noterà al volo che guidate almeno una Bonneville. E anche i profani sapranno che siete un motociclista.


Il motoaperitivista dice: scaldacollo no, sciarpa in seta fashion sì. Ci vediamo in strada o al bar.

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